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In questi giorni il tessuto politico regionale così come ogni cittadino calabrese è disorientato di fronte alle vicende giudiziarie che hanno interessato il Presidente della Giunta Oliverio. Non ci interessa qui entrare nel merito della vicenda, confidando totalmente nell’azione della magistratura. Ci interessa, invece, mettere in evidenza alcuni aspetti della vita politica regionale che dovrebbero portarci ad un sentimento comune di reazione e di iniziativa  per il bene della Calabria.

È finito il tempo di stare seduti sugli spalti dello stadio, della muta osservazione di fronte agli eventi facendo il tifo passivo per una squadra piuttosto che per un’altra. La Calabria, più di qualsiasi altra Regione italiana, ha bisogno di coesione, di punti di unione e non più di divisione. E proprio oggi, di fronte all’evidenza delle, possibili, conseguenze che ha la logica dell’amico e del nemico sulla politica, occorre rispondere non distruggendo il fronte avverso, ma costruendone uno nuovo fatto di energie sane, più aperto, più accogliente, dove c’è spazio per tutti quelli che vogliono abbandonare la logica del “contro” a favore di quella del “pro”.

La pagina politica che sta per essere girata per forza del tempo e di altre cause esterne, è stata intrisa di attenzione al particolare più che al generale; ha scelto di parlare con gli amici degli amici, e di allontanare i nemici degli amici e gli amici dei nemici, mentre avrebbe dovuto parlare e rappresentare tutti. Chi non ricorda campagne elettorali di elezioni amministrative e metropolitane in cui i massimi esponenti della politica regionale invitavano gli elettori a votare il sindaco o amministratore amico del Governo regionale per garantire il bene del proprio territorio, facendo intendere cioè che gli avversari non avrebbero avuto ascolto da parte loro.

Oggi questa attenzione ai rapporti particolari e non agli interessi collettivi ci mostra le possibili distorsioni dal punto di vista penale, ma lascia dietro di sé maceriesociali e il  ricordo di una coalizione divisa tra correnti politiche e sostenitori di persone e non di ideali e intenzioni per la Calabria e i calabresi.

E se in passato ci sono stati giornalisti, beneficiari, esponenti politici e sindacali che ripetutamente  hanno invitato a cambiare rotta, a investire tempo ed energie sulla trasparenza e l’attenzione  al bene collettivo, oggi non è più il momento delle richieste, degli inviti e delle deleghe. Occorre, al contrario, unire gli intenti di chi ha a cuore non l’interesse di tutelare un rapporto personale, ma l’interesse di parlare a tutti e soprattutto di realizzare le riforme che oggi più che mai servono a questo territorio, quelle che mettono al centro i diritti di tutti come l’eguaglianza tra i territori calabresi e che riducano la distanza tra la Calabria e le altre regioni italiane. Basti pensare alla necessità di una burocrazia più efficace, alla riforma elettorale che recepisca la legge nazionale sulla doppia preferenza di genere, o, come avevamo provato a fare, che recepisca la legge nazionale 328/2000 e dia giustizia ai minori, ai disabili, agli anziani e agli operatori del terzo settore oppure, infine,  ad una riforma che miri ad una gestione della sanità priva di ombre di interessi privatistici e volta solo alla cura e tutela dei pazienti.

E proprio mentre altre Regioni, con l’aiuto del Governo nazionale vanno verso l’autonomia, la Calabria deve avere la forza di reagire e rivolgersi anch’essa verso l’autonomia, non dal resto dell’Italia, ma dalle logiche di chi in Calabria vuole fare andare avanti gli interessi di pochi e non il bene di molti. C’è bisogno di cominciare da qualche parte con un programma di due sole parole che coinvolga tutti quanti vogliono davvero cambiare il destino di questa regione: “Solidarietà e riconciliazione”.  Solidarietà  che nasca dalla consapevolezza dell’appartenenza ad una terra di grandi tradizioni  umane e culturali, da tempo offesa da mali radicati e diffusi e riconciliazione che significa superare rancori e incomprensioni locali e municipalistici, per affrontare uniti la via del riscatto e dello sviluppo.

Federica Roccisano