E’ stato come un pugno allo stomaco, senza preavviso. Perchè quando ascolti una storia da  chi l’ha vissuta, da chi è sopravvissuto, ne rimani sconvolto.

Così è stato per la storia di Lidia Vivoli, che il Piria di Rosarno ha voluto far incontrare virtualmente con i ragazzi dell’istituto. Con la collaborazione del presidente Club per l’Unesco di Gioiosa Ionica Nicodemo Vitetta, l’aiuto della professoressa Eleonora Contartese, la vulcanica dirigente Mariarosaria Russo ha inteso sconvolgere per poi rinfrancare con l’idea che “le ali della libertà” possono rendere una persona attenta e affrancata da ogni forma di violenza. E’, in sintesi, la ricerca della libertà individuale che mette al centro della forma di tutela personale chi, appena questa libertà la vede aggredita, si può armare di una difesa inattaccabile: appena si intuisce un rischio per la propria libertà si fugga lontano.

Così non ha fatto Lidia Vivoli che nella sua storia ha affrontato una violenza feroce, prima limitatrice della sua libertà e poi distruttrice, della sua vita. Ne è sopravvissuta per miracolo ma i segni della violenza fisica e ancor di più quelli morali e psicologici graveranno sulla sua esistenza per sempre, condizionandone scelte, riempiendo di incubi le sue notti.

Una lezione importante per i ragazzi, un incontro toccante che, nell’intento della dirigente Russo ha colto nel segno, sono più le storie, le testimonianze a educare, insegnare, allertare più di qualsiasi altra lezione teorica. E Vivoli il teorico lo ha messo, non ha parlato solo della sua esperienza ma ha spiegato come una professionista del settore (ha studiato suo malgrado quanto le è accaduto) la relazione tra empatico e narcisista, come nascono i rapporti malati e quali sono i segni per comprendere che si è stati scelti come vittime di un metodo che rischia di portare anche alla morte o all’annullamento di sè nell’altro.

Una lezione importante che i ragazzi non dimenticheranno.
piria