Per la crisi del Porto di Gioia Tauro.
Il Porto di Gioia Tauro, una delle più grandi infrastrutture portuali del mondo, snodo strategico per un traffico commerciale che negli ultimi venti anni ha movimentato in tutta l’area mediterranea un quinto del traffico marittimo mondiale, è in crisi.
E se è vero che la stasi ed il progressivo decremento delle attività portuali possono certamente essere collegati al dato generale – che nello stesso periodo e nello stesso luogo ha segnato un incremento del 500% delle merci movimentate a fronte di un 50% che ha riguardato nel concreto i porti italiani- è evidente ancor più oggi lo scollamento e la discrasia della realtà calabrese rispetto al sistema nazionale della portualità.
Oggi lo scalo gioiese, che affonda le sue origini in una quanto mai imprevista reinterpretazione del Pacchetto Colombo che quasi cinquanta anni fa avrebbe dovuto dotare la Calabria del suo piano industriale e infrastrutturale, quasi completamente disatteso, riveste un ruolo subordinato e irrilevante rispetto ad un’involuzione e ad una crisi congiunturale e strutturale che, dal 2008 ad oggi, ha fatto registrare a Gioia Tauro una riduzione sensibile dei volumi movimentati, con il primato passato ai porti di Genova e Trieste.
La mancanza di investimenti e di ammodernamenti nei mezzi di banchina è ciò che viene imputato dalla Mediterranean Shipping Company alla Medcenter Container Terminal di Contship Italia, di cui è anche unico cliente e socio. Il risultato, una impasse senza precedenti, con una struttura sottoutilizzata, un indotto che non è mai nato, un’area portuale abbandonata a se stessa se non per pochi presidi che spariscono in una zona sempre più degradata e frutto dell’uso criminale della legge 488/92. Soprattutto, la progressiva riduzione dei livelli occupazionali, che ha portato nelle ultime ore – e dopo i 377 lavoratori licenziati da MCT e non ancora reintegrati, nonostante le disposizioni del Tribunale di Palmi- ad un nuovo imponente licenziamento di 500 operai. Che il territorio della Piana e la Calabria non si possono permettere.
Il lavoro non è una concessione, ma un diritto. Il diritto su cui si basa la dignità della persona. E, ancor più, questo diritto dovrebbe essere tutelato e salvaguardato laddove esistono ancora in Italia contesti di sofferenza economica e sociale, difficoltà di integrazione, impossibilità di delineare un futuro; giovani che un lavoro, nonostante l’impegno e la preparazione, non lo hanno mai avuto e meno giovani che lo stanno perdendo. Problemi che, in Calabria, sono rimasti tali per lungo, troppo tempo e che negli anni duemila hanno rialimentato flussi migratori impensabili e preoccupanti, che disgregano i nuclei familiari e impediscono di disegnare consapevolmente il futuro, che è il futuro delle comunità ma anche dei territori.
Qui non si tratta solo di mantenere quanto mai accademici e teorici “livelli occupazionali”, che pur devono essere mantenuti rispetto ad impegni evidentemente presi. Ma è necessario andare oltre, con lo scopo di impedire la crisi irreversibile del territorio. Che significherebbe il tracollo e la sconfitta dell’intera Calabria e dell’Italia intera. Perché questo è un problema nazionale, ancor prima che regionale e della Piana di Gioia Tauro e come tale deve essere percepito e trattato.
Per questo è necessario, in tempi brevi che non siamo più disposti a procrastinare, rilanciare il ruolo strategico di Gioia Tauro e sviluppare concretamente le sue potenzialità, finora evidentemente sottoutilizzate. Facendo diventare il terminal calabrese un punto fermo nell’agenda politica nazionale del Governo per una nuova, chiara e convincente governance che guardi al transhipment ma operi, soprattutto, per espandere l’indotto che è garanzia di crescita per il territorio, legandolo alle specificità ed eccellenze regionali.
Pensando ed elaborando una strategia, condivisa con i territori, con le sue rappresentanze istituzionali, con le sue comunità. Pensando ed elaborando un piano di gestione ed una progettazione integrata. Proiettandosi ed adeguando la visione e la strategia al contesto internazionale della mobilità e dei mercati. Richiamando alla responsabilità le istituzioni locali e nazionali.
Per assicurare, finalmente, una prospettiva a questo nostro difficile contesto e per permettere alla Calabria di risolvere una crisi che sarebbe l’ennesima, pesante ed irrimediabile conseguenza delle troppe ed immeritate incompiute alle quali, nel tempo, ha assistito.
Con determinazione, responsabilità e partecipazione.
La società civile per Gioia Tauro, per la Calabria, per l’Italia.
M.C.U. . Movimenti Civici Uniti:
Circolo Giorgio La Pira Gioia Tauro
LIBERA Calabria
LIBERA Piana di Gioia Tauro
E’ Tempo di Reagire Siderno
La Nuova Frontiera dei Liberi e Forti-Città Metropolitana di Reggio Calabria
Croce Rossa Comitato di Gioia Tauro
AMICA SOFIA
Hyperborea per la Cultura
Associazione Amici della Musica di Palmi
AGAPE onlus Gioia Tauro
Cambi@Menti Siderno
Associazione Culturale Polis2001 Siderno
Casa delle Donne di FìmminaTV
Associazione Insieme Noi con Te Gioia Tauro