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Un paio di settimane fa la celebrazione della Giornata Internazionale della Donna, con tutto ciò che ne è conseguito in termini di riflessione collettiva sul percorso “in itinere” verso il raggiungimento della parità di genere. L’istruzione gioca un ruolo chiave nell’emancipazione di un individuo e può essere considerata come uno dei capisaldi su cui edificare l’etica e la civiltà di una società. Per questo il suo accesso non dovrebbe riscontrare limiti di genere, geografia e ricchezza materiale.

Rita Levi Montalcini, di tutta risposta a diversi stereotipi e limitazioni dettati dal genere, affermava: “Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza” e le donne infatti, sono sempre state in grado di coltivare il loro potenziale intellettivo, sin dai banchi di scuola.

Un focus statistico effettuato da AlmaLaurea, dimostra come il 94,4% delle studentesse ha conseguito il diploma della scuola secondaria di secondo grado senza ripetenze (91,4% per i ragazzi) e con un voto medio pari a 80,1 (76,5 per la componente maschile); l’81% di loro è interessata a proseguire gli studi, per gli studenti questo si verifica nel 64% dei casi.  Trend positivo che trova conferma anche nel percorso universitario, sono infatti il 64,9% le donne che si laureano in corso con voto medio pari a 104,8 su 110 (il 58,9% per gli uomini con un voto di 102,9).

Si potrebbe affermare, quasi con matematica certezza, che le donne riscuotono un brillante successo durante il proprio percorso di formazione scolastica; ci si aspetterebbe, in un rapporto di causa-effetto, una situazione speculare nell’ambito lavorativo, eppure non è così.  

Nel 2023 sono state registrate significative disuguaglianze di genere che si configurano in 4 punti percentuali di distacco nel tasso di occupazione (87% per le donne, 91% per gli uomini), in contratti a tempo indeterminato che propendono in misura maggiore verso la figura maschile (55,4% contro il 47,9%) e in un Gender Pay Gap che fatica a risanarsi. Tra i laureati di secondo livello che hanno iniziato l’attività lavorativa a tempo pieno, a cinque anni di distanza, le donne dichiarano di percepire 1640 Euro mensili rispetto ai 1872 degli uomini, con un differenziale superore al 10%. Necessita anche di una riflessione il dato inerente alle laureate nei percorsi STEM (Science, Technlogy, Engineering, Mathematics), che si ritrovano ad essere il 41%, rispetto al 59% degli uomini, pur ottenendo in questo ambito risultati migliori (voto medio di laurea 104,7 su 110 per le donne, rispetto al 102,8 degli uomini).

Questo focus statistico è lo specchio di un vigente sistema ancora fortemente impari e ci restituisce un feedback di urgente attuazione: è necessario un cambio di rotta!

A mio parere, un primo passo è rappresentato da una maggiore consapevolezza femminile; l’oggettivazione di un contesto sociale ancora fortemente patriarcale, non deve infatti costituire freno nella scelta del proprio percorso di studi o essere fonte di timore nella realizzazione della propria emancipazione sociale; la perseveranza, le competenze acquisite premieranno a lungo termine gli sforzi effettuati (discorso che prescinde dal genere, ma che assume maggiore validità se il proprio genere in molti casi è la causa di alcune discriminazioni).

Ogni volta che una donna si alza per se stessa, si alza per tutte le donne” affermava la poetessa e scrittrice Maya Angelou; nulla si configura essere più vero, nel mondo dello studio, del lavoro e in generale nella vita.

Di una cosa siamo certi, la società necessita ad oggi di modelli di ruolo il più possibile inclusivi e rappresentativi di molteplici variabili, necessita di “prime donne” che man mano ricoprono cariche che per consuetudine sono viste come prettamente maschili e necessita di quel cambio di rotta, per dar spazio a quelle menti educate, competenti, intraprendenti che possano apportare miglioria, indipendentemente dal genere. L’invito è quindi quello di dare ascolto alle proprie passioni, di perseverare e di credere di non aver limiti a ciò che si può realizzare, affinché non ci sia più bisogno di commentare indagini statistiche che evidenziano la disparità di genere.

Mariapia Cicero

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