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Maria De Maria: una poetessa da ricordare e rivalutare.

“L’anima, come la rosa

Languente tra il giorno e la notte,

si sente fragile cosa

tra la vita e la morte.”

 

Maria De Maria è una poetessa contemporanea, altre anima sensibile nata a Palmi in provincia di Reggio Calabria, come Ermelinda Oliva, Leonida Rèpaci e diverse altre figure considerevoli del ‘900. E’ il 9 febbraio del 1918 quando viene al mondo.

La famiglia è di buone condizioni economiche; il padre plurilaureato sceglie di dedicarsi ai suoi terreni, la madre invece muore quando la poetessa è ancora molto piccola e ciò la segnerà molto.

Maria De Maria ha altre due sorelle, Teresa e Pina (anche lei poetessa e scrittrice di fiabe per bambini rimaste inedite) e un fratello.

Una figura misteriosa e secondo me trascurata da chi avrebbe il dovere di esaltarla e farla conoscere, che colpisce in pieno con i suoi versi, scritti diversi anni fa ma che a me appaiono così attuali.

Innamorata della natura e del suo paese, un po’ riesce a farmi rispecchiare nelle sue poesie. Un’anima pura, semplice e riservata che amava così tanto la Poesia da avere la paura di perderla.

La sua poetica è segnata dalla morte della madre e dalle letture del suo autore preferito Rainer Maria Rilke. Versi che risaltano la bellezza del Creato ma nei quali spesso ricorre la tematica della morte e a volte della solitudine. Fortemente legata alla Parola della natura che porta a di Dio, amava passare lungo tempo alla Pietrosa.

La poetessa compone liriche sia in italiano che in vernacolo calabrese. Nel 1957 vince proprio il premio letterario <<Villa San Giovanni>> donatole da una giuria d’eccezione nella quale spiccano tra gli altri i nomi del romanziere Giovan Battista Angioletti,  del critico letterario Enrico Falqui e dello scrittore Sergio Solmi, il poeta e romanziere Marino Moretti  per una poesia in vernacolo per una  raccolta inedita  poi pubblicata da Mario dell’Arco:  “Scogghiu sulu”.

[…]‘Nu mari randi randi,

‘nu scogghiu niru e sulu.

Oh, quantu lu vardai

Ddhu scogghiu sulu! […]

Una scrittura moderna, ritmica, vibrata che può considerarsi una frattura con ciò che prima era il vernacolo.

Le sue raccolte sono:

Scogghiu sulu (Ed. dell’Arco, Roma 1958)

Piccole parole nere (Ed. Maia, Siena 1968)

e un’opera postuma pubblicata per volontà dalla FIDAPA di Palmi e curata dalle sorelle della De Maria dal titolo “Bagliori di eterno” ( Tip. linotypia Varamo, Polistena 1982).

Maria De Maria muore a soli 53 anni nel suo paese di origine dove ha trascorso tutta la sua vita.

«Casalinga semplice, solitaria, ma ricca di vena poetica », come è stata definita, è considerata «una delle voci più significative e più alte della poesia in dialetto calabrese » (Salerno)

Una solitudine quella della De Maria che per me aveva dentro un vortice di parole da dire, sentimenti da mostrare, una sofferenza dovuta alla mancanza della figura materna fin dalla tenere età, che fa più rumore di qualsiasi caos e che forse avrebbe dovuto avere più risonanza e ascolto.

La città di Palmi ha deciso di commemorarla dedicandole uno spiazzale tra le vie del centro abitato.

[…] Si rruppìu ‘a corda d’ ‘a speranza,

si rruppìu ‘a corda d’ ‘u duluri,

si rruppìu ‘a corda di l’amuri,

si rruppiu ‘a corda d’ ‘a filicità.

‘ I cordi d’ ‘a me’ vita si rrumpiru

Tutti, e no cantu cchiù. […]

 

Jessica Malagreca

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