direttora

Una giornata densa di emozioni si prospettava questa mattina nella Locride; un grande lavoro fatto da molti, enti, associazioni, cittadini, una sola intenzione, impedire la chiusura quasi totale dell’ospedale di Locri. Non c’è pericolo (per ora) che il nosocomio locrese chiuda definitivamente i battenti, certo è però che è in atto una politica di smantellamento concreto, sempre meno posti letto, sempre meno reparti, sempre più alienante dialogo tra amministrazione centrale – a Reggio –  e uffici amministrativi. Insomma, uno stallo che pagano direttamente i cittadini con il bene più prezioso, la salute e, in alcuni casi, la vita.

Encomiabile l’iniziativa, dotata di fermezza e partecipazione, caratteristiche difficili da ottenere insieme; settimane di preparativi, appelli alla popolazione per partecipare numerosi, per far sentire la propria voce.

Una messa di atto di quella che è la vera politica, nella sua accezione più pura; partecipare tutti alla vita della società e far sentire la propria voce.

Peccato che, nonostante i vari proclami di assoluta libertà da simboli e vessilli, la politica protagonista è stata, di nuovo, quella di posizioni, furberie, della battaglia tra colori. Triste che la voce sia stata alzata fin troppo, oltre la rabbia delle ingiustizie ma da colore contro colore, triste che alcune fasce tricolore, simbolo di chi dovrebbe rappresentare lo Stato accanto al cittadino e il cittadino rivolto allo Stato, siano state raccolte e tristemente ricacciate in tasca prima di prendere la strada del rientro con grande delusione. Triste perchè altri hanno rinunciato a intervenire, perchè chi si faceva vedere raramente in occasioni pubbliche abbia deciso di mai più partecipare.

Che peccato, avremmo voluto vedere dignità, rabbia, determinazione, invece, indipendentemente da chi ha detto cosa, da chi ha ragione o torto, da chi ha strumentalizzato questa o quella posizione, l’ennesima dimostrazione che la Locride è al declino è purtroppo evidente. Eppure, ancora, credo fermamente che tra la tanta gente per strada c’era chi può davvero cambiare le cose, si tratta però di persone che mai si faranno avanti, nauseati da questo mondo, la politica che delude, deprime e in occasioni come questa, disgusta.

Doveva finire con la voce alzata e determinata nel far cambiare le cose, doveva dimostrare la dignità della Locride…doveva…ora non può…è morta la politica (della cittadinanza attiva), viva la politica (dei colori e della sua peggiore accezione).

Peccato, dovevamo ricordare altro di questa giornata.

IL Direttore

Raffaella Rinaldis