direttora
 

Nuovo appuntamento, forse siamo al quarto, ma ormai ho perso il conto.

Dopo l’edificante consiglio di un mese fa mi aspetto delle “grandi novità” per domani, lunedì 15 aprile. Alle ore 14,00 si riunirà l’assemblea regionale e subito, al secondo punto all’ordine del giorno, verrà trattata la questione sulla doppia preferenza di genere. Siamo usciti dal passato consiglio, insieme a perle di maschilismo arrivate da alcuni consiglieri regionali, con una lite furiosa, una riunione eccezionale della capigruppo ed il  nuovo rinvio, per ragionare ancora su una legge che aspettava di essere trattata da quattro anni. In questo lungo lasso di tempo nessuno ci ha ragionato, ponderato, lavorato. Solo adesso, a ridosso del pericoloso rimaneggiamento della legge elettorale, quella sulla doppia preferenza diventa fastidiosa e non necessaria. Non utile per i consiglieri in aula, per la maggior parte almeno. Per quelli ai quali la norma risulta scomoda. A renderla più scomoda la nostra (Casa delle Donne di FìmminaTV) azione mediatica e di opinione che abbiamo messo in piedi per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica su un tema che stava passando in sordina, e per far capire ai consiglieri regionali, ma anche ai politici in generale, che il cittadino calabrese non è passivo, se ben informato. Si fa sentire, quando vuole e quando può, e insieme a lotte anche più dure, sul pericolo di posti di lavoro a rischio, di servizi essenziali assenti, si anima anche per la giustizia dei diritti paritari da garantire. Così lunedì non saremo sole, le tante donne che finora hanno presenziato con la Casa delle Donne di FìmminaTV il Consiglio regionale, avranno accanto tutte le sigle sindacali, che porteranno uomini e donne calabresi, saranno lì a manifestare con noi, contro le ingiustizie sociali. Lunedì la nostra voce sarà più forte perché sostenuta, contrariamente a chi diceva che eravamo solo noi, gruppo sparuto e interessato, che le donne calabresi non si interessano di doppia preferenza e nemmeno quasi di politica. Non so in che mondo vivano gli autori di queste frasi irrealistiche, forse sono solo state dettate dal nervosismo, dalla rabbia verso qualcosa che non si può gestire.

Questa protesta però assume toni e rilievi particolari, dalla semplice richiesta di applicazione di una norma, è diventata il simbolo della deriva della politica e dei nuovi orizzonti della stessa. Fatti di nuove scelte e nuovi protagonisti, dove la prossimità fisica o elettiva (quella di Goethe), diventa il nuovo parametro di partecipazione pubblica all’applicazione e alla produzione stessa delle norme, quella partecipazione prevista e mai ben applicata. La chiave stessa, insomma, per rivedere il modo di cambiare le cose, facendole proprie.

Per essere informati:

in Aula potrebbero arrivare le più pindariche soluzioni possibili ma la norma (legge n.. 20 del 2016) parla chiaro e qui allego il testo:

Art. 1

 

Modifica all’articolo 4 della legge 2 luglio 2004, n. 165, in materia di accesso alle candidature per le elezioni dei consigli regionali

  1. Al comma 1 dell’articolo 4 della legge 2 luglio 2004, n. 165, la lettera c-bis) e’ sostituita dalla seguente:

«c-bis) promozione delle pari opportunita’ tra donne e uomini nell’accesso alle cariche elettive, disponendo che:

1) qualora la legge elettorale preveda l’espressione di preferenze, in ciascuna lista i candidati siano presenti in modo tale che quelli dello stesso sesso non eccedano il 60 per cento del totale e sia consentita l’espressione di almeno due preferenze, di cui una riservata a un candidato di sesso diverso, pena l’annullamento delle preferenze successive alla prima;

2) qualora siano previste liste senza espressione di preferenze, la legge elettorale disponga l’alternanza tra candidati di sesso diverso, in modo tale che i candidati di un sesso non eccedano il 60 per cento del totale;

3) qualora siano previsti collegi uninominali, la legge elettorale disponga l’equilibrio tra candidature presentate col medesimo simbolo in modo tale che i candidati di un sesso non eccedano il 60 per cento del totale».

Art. 2 Entrata in vigore

Quindi: Quota di genere, Doppia preferenza di genere, Lista alternata sono le soluzioni accettabili secondo il dettato normativo.

Secondo uno studio redatto da OpenPolis nel 2018 (gli effetti delle norme di genere anche sui consigli regionali), la soluzione migliore, come impatto effettivo nelle elezioni regionali, è quello della doppia preferenza di genere che permette di raggiungere poco più di un incremento del 7 per cento rispetto alle altre scelte paritarie che non toccano il 3.

Purtroppo però, negli ultimi 10 anni, nonostante l’importante aiuto dato dalle norme paritarie di accesso, l’indice di successo rimane molto basso. Nel meridione d’Italia, poi, l’indice è il più basso di tutti, lo 0,31. Un aumento di uomini ed una sempre minore presenza di donne.

ADESSO NON DITEMI CHE NON E’ NECESSARIA UNA NORMA PARITARIA E, NELLO SPECIFICO, LA DOPPIA PREFERENZA DI GENERE.

 

Altro dato, squisitamente da tecnico della comunicazione: non sono le opportunità politiche a spingere verso alcune scelte rispetto ad altre, sono anche le chiavi della comunicazione, quella vera, composta da strumenti di partecipazione popolare, che portano a seguire una data necessità di scelte o di programmazione, perché richieste dal basso e già offerte dalla norma. In questo caso la voce delle donne e degli uomini calabresi è forte. La volontà popolare è chiara. Non seguirla sarebbe la dimostrazione che l’attuale classe politica calabrese, di tutti i colori composta, non risponde più alle regole della costruzione democratica della propria regione, portandoci ad una conclusione ovviamente obbligata: è tutto da rifare, azzeriamo tutto. Ripartiamo da altro.

 

La Direttora

Raffaella Rinaldis