editoriale

Il livello di civiltà e di sviluppo di un paese si misura dall’attenzione e l’aiuto che presta ai soggetti più deboli della società; tenete a mente questo assunto, lo riprenderemo tra poco. In redazione è arrivata una comunicazione della Consulta delle Associazioni di Gioiosa Ionica che ci sottopone una lettera, scritta da Giacomo, un ragazzo disabile che ha osservato l’attenzione mediatica data alla manifestazione sull’ospedale di Locri, che vive e segue l’attenzione data alla protesta sulla diminuzione del personale cui è costretto il Centro di riabilitazione neurologica di Locri; con quello che forniva la cooperativa Sollievo e che tanto dava alle 18 persone del Centro. Senza, ad oggi, nessun risultato.

Si tratta di una lettera in cui sfoga la sua amarezza e che deve farci fermare a pensare. Dalla lettera non si legge solo l’invito ai politici che, pur nella migliore volontà, commettono l’errore di far passare troppo tempo.
E’ sempre stata mia opinione che chi si dedica alla politica deve fare una prima esperienza da amministratore comunale, dove la politica si attua con la risposta immediata al bisogno, la buca nella strada, il punto luce in periferia, la mesa scolastica. Prove che se non superate non fanno rinnovare la carica nella cittadina che segna e ricorda.
Così, mentre i politici si muovono e cercano di risolvere il problema (quando ci provano davvero), il tempo passa e le esigenze delle persone più deboli non vengono soddisfatte. Esigenze che se non rispettate e soddisfatte ledono la dignità di una persona e la sua mancanza è inaccettabile. Dignità, Giacomo parla di pietismo di Stato e in queste poche frasi sento la vergogna di tutta la società.

La lettera è rivolta a tutti noi che releghiamo le famiglie disabili nel loro mondo di esigenze, esprimiamo solidarietà ma non viviamo le loro difficoltà. Ecco perchè la nostra è una delle peggiori società, perchè permettiamo che Giacomo debba scrivere questa lettera. Non sono solo i politici a dover provvedere ma dobbiamo farlo noi. Esistono meravigliose persone che a solo titolo di volontariato aiutano davvero i nostri concittadini in difficoltà, esistono persone che questo lo fanno per lavoro e che ci mettono la delicatezza del rispetto verso chi ha necessità. Poi ci siamo noi, che spesso, leggendo lettere come quella di Giacomo, pensiamo che i politici sono tutti uguali, che non andremo da nessuna parte se eleggiamo le stesse persone. Se ci soffermassimo un attimo sentiremmo la morsa della coscienza che ci dice che dovremmo essere noi a lottare per loro, a far sentire la nostra voce perchè la loro si perde nei meandri della burocrazia o dell’indifferenza. Un mea culpa ogni tanto ci vorrebbe e a metterci su una sedia a rotelle e fare una passeggiata, passare un giorno, ne basta uno, accanto a loro per capire davvero cosa significa la mancanza di un servizio anche solo per un giorno.
Invito tutti a fare questa esperienza e poi a far sentire la propria voce con la stessa veemenza che usiamo per protestare su tante frivolezze. Questa mattina mi sono vergognata, perchè il livello della società non è così alto, perchè Giacomo è stato costretto a scrivere questa lettera e a ricacciare in gola la sua dignità, perchè non doveva essere costretto a scriverla e anche per colpa nostra lo ha fatto.
Quindi, prima di pensare a noi da cittadini facciamoci sentire per chi non lo può fare con forza, ai politici, voi che avete tanti strumenti più di noi, non usate alibi e agite.
Ciao Giacomo, non so se ti incontrerò ma questo editoriale e la tua lettera la manderò a tutte le persone che conosco e a tutti i politici,
nel mio piccolo

Lettera di Giacomo:

Non possiamo scendere in piazza per gridare per questa ingiustizia.

Noi disabili di Serie B, non abbiamo nessuna voce in capitolo sulla scacchiera dei potenti.

Non facciamo parte del sistema produttivo.

Non possiamo avere un ruolo di protagonista nel teatro della vita.

Non siamo figli di un Dio minore.

Siamo cresciuti, abbiamo smesso da un po’ di poppare latte.

Oltre la sofferenza fisica c’è quella morale.

Non sono ricco né potente, non molto istruito.

Ognuno la sua storia tante facce nella memoria, tanto di tutto, tanto di niente le parole di tanta gente.

Non siamo scarti della natura, ma della società.

L’uomo deve superare le barriere culturali.

Le barriere dello scarto.

Il nostro errore è quello di cercare le qualità che non posseggono.

Trascurando quelle qualità che veramente posseggono.

Il dolore del fallimento, ma anche del sentirsi rifiutati.

Questi politici dovrebbero andare tutti a scuola di handicap.

Questi politici dovrebbero sporcarsi le mani.

Questi politici dovrebbero sentire l’odore della disabilità.

Senza recriminazione e senza cadere nel pietismo di stato.

Giacomo “