“In questi giorni si celebra in varie parti del nostro Paese il centenario della nascita
del Partito Popolare e, quindi, del manifesto fondativo di don Luigi Sturzo. Anche nel
meridione sono previsti una serie di eventi. Credo, però, che il meridione e la
Calabria farebbero bene a riflettere soprattutto sul discorso che il politico siciliano
pronunciò a Napoli, in occasione del IV anniversario della costituzione del partito,
genericamente sintetizzato “il Mezzogiorno salvi il Mezzogiorno”.
“Una lezione profetica – ricorda Neri – che non è stata mai ascoltata e praticata fino
in fondo dalle classi dirigenti meridionali: politici, imprenditori, corpi culturali, poteri
burocratici. Quello di Sturzo fu un appello lucido, razionale, profondo e, allo stesso
tempo, pieno di amore per la nostra terra. Duro da ascoltare e faticoso da praticare.
Infatti, in questi lunghi decenni è stato rimosso nel suo complesso. I risultati sono
noti e inchiodano a responsabilità storiche, politiche e morali generazioni di classi
dirigenti meridionali, anche quando esse hanno guidato il paese”.
“Sturzo riteneva che non la singola legge, non l’intervento individuale amministrativo
fossero risolutivi. Non si capiva e non si capisce nemmeno oggi la necessità di
sbandierare la ‘questione meridionale’ per realizzare una infrastruttura nel meridione,
quando la stessa opera se realizzata in Piemonte o in Emilia è propagandata come
utile al Paese e alla popolazione”.
“Sturzo, a Napoli – ricorda Giuseppe Neri – dettaglia nei particolari, come era solito
fare, la sua visione politica e culturale del meridione e pone, per la prima volta in
Italia, al Congresso fondativo dei Popolari la questione meridionale come questione
nazionale per sviluppare il concetto che “nazionale” non significa deresponsabilizzare
il meridione ma, invece, affermare con forza la responsabilità del meridione in un
percorso non semplice, non facile e non breve”.
“Avere accantonato Sturzo ci consegna oggi una fotografia del meridione simile a
quello che quotidianamente osservava il sacerdote calatino. Certo, tutto è diverso e
tutto è migliorato perché in un secolo le condizioni di vita generale, nazionali e
internazionali, hanno subito una accelerazione positiva siderale.
Il differenziale,
però, tra nord e sud è rimasto tutto e per intero. Le parole di Sturzo sono dunque di
una attualità stringente quando afferma: “Noi neghiamo il diritto a ministri, uomini
politici di venire a scoprire le nostre regioni e a compatire le nostre miserie” (quante
passerelle ancora oggi..), e poi ancora: “il sud non ha mai lottato, ha mormorato, ha
protestato, ha scritto libri e opuscoli, ha fatto discussioni”.
“Ecco, se vogliamo bene al sud – conclude Giuseppe Neri – riscopriamo veramente
Sturzo sino in fondo e tentiamo di completare il suo sogno e il percorso che aveva
individuato. Siamo in ritardo, siamo corresponsabili ma vale la pena incominciare”.