Da imprenditore di successo a testimone di giustizia: il racconto di un uomo che ha scelto di denunciare la ‘ndrangheta, pagando un prezzo altissimo. Ma che oggi, con coraggio e speranza, prova a ricostruire la propria vita partendo da Palmi.

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«La paura non può essere un’abitudine. Si nasce e si muore una volta sola: non si può morire ogni giorno di paura». Parole limpide, pronunciate con la fermezza di chi ha attraversato l’inferno e ne è uscito, ferito ma integro, più forte di prima. Salvatore Caccamo è un ex ristoratore di Taurianova, oggi testimone di giustizia. Un uomo che ha scelto di denunciare, quando tutto intorno a lui crollava.

 

Aveva uno dei locali più noti e frequentati della Piana. Poi, un’estorsione mafiosa lo ha travolto come un uragano. «Al mio rientro da una vacanza, mi presentano quella che chiamano un’ambasciata: uno dei capiclan storici della zona mi chiede 40.000 euro, 2.500 euro al mese e… la liberazione del mio locale. Ho resistito, ho cercato di difendere la mia attività, ma la pressione cresceva, mese dopo mese. Quando ho capito che la paura stava entrando in casa, che i miei figli cominciavano a vivere nel panico, mi sono deciso. Sono andato in procura e ho denunciato tutto».

 

Dalla Procura di Reggio Calabria inizia l’indagine,«culminata con l’arresto in flagranza dell’estorsore e, successivamente, di altri suoi complici. Da quella denuncia sono nati due processi. E grazie alla mia voce anche altri imprenditori hanno trovato il coraggio di esporsi. Adesso quei processi stanno partendo».

 

Ma il prezzo pagato da Salvatore è stato altissimo. «Mi sono separato, vivo lontano da casa mia, non vedo i miei nipoti da quattro anni. I miei figli non mi parlano più. Non hanno compreso quella scelta che io ho fatto anche per loro. Ma io non potevo lasciarmi distruggere dalla paura. Dovevo reagire».

 

Il suo ristorante è stato costretto alla chiusura. Nessuno voleva più lavorare con lui, i clienti avevano paura, l’atmosfera era diventata invivibile. Salvatore ha lasciato tutto. È andato via. Dopo tre anni di spostamenti, ha scelto di ripartire da Palmi, accanto alla donna che gli è stata vicino nei momenti più difficili. «Mi ha dato coraggio, mi ha sostenuto economicamente e moralmente. È il mio sostegno, la mia forza. Non mi lascia voltarmi indietro».

 

Ed è proprio a Palmi che Salvatore ha deciso di scommettere ancora una volta su se stesso. Con un nuovo progetto di ristorazione e con un’idea chiara: ripartire dalla cultura della legalità. Insieme alla giornalista Silvia Camerino e allo scrittore Antonio Chiofallo, ha ospitato nel suo nuovo locale una tappa del Premio Muricello, in collaborazione con le Agende Rosse di Salvatore Borsellino. Una giornata intensa, che ha visto la presenza dello scrittore Mimmo Gangemi e di rappresentanti di associazioni antiracket. «È stato un onore – dice – essere insignito di un riconoscimento da Agenda Rossa. Quel giorno non lo dimenticherò mai».

 

Oggi, però, Salvatore si scontra anche con le lentezze burocratiche. «Ho investito tanto a Palmi, ma ancora non ho l’autorizzazione per i tavoli esterni. È un danno serio per un’attività estiva. So che gli amministratori non sono contro i commercianti, ma queste lentezze vanno risolte. Io voglio lavorare, voglio mettermi in luce, e Palmi può davvero diventare un punto di rinascita».

 

A chi gli chiede cosa lo spinga ancora a credere nell’imprenditoria, risponde senza esitazioni: «La voglia di rimettermi in gioco, di riprendermi ciò che ho perso. La dignità non ha prezzo. Se ti fai calpestare, vivi nella sofferenza. Ma se scegli la legalità, sei libero, anche se paghi un prezzo».

 

Il suo messaggio ai giovani è diretto, semplice, potente: «Denunciate. Le procure, le forze dell’ordine, le prefetture: lo Stato c’è. Nessuno resta solo. E se avete paura nel vostro paese, denunciate altrove: vi proteggeranno. Non siate complici del male, non fate crescere questa metastasi. La denuncia è la medicina che cura il nostro territorio».

 

Salvatore ha perso tutto, ma ha scelto di restare in piedi. Non si è piegato. Ha trovato in una donna la forza dell’amore, e nella legalità la cura per la sua terra. Oggi vive una nuova vita, più dura ma più vera. E da Palmi, città che gli ha dato accoglienza e bellezza, lancia il suo grido contro la rassegnazione. Perché ogni rinascita, anche la più difficile, comincia sempre da una scelta di coraggio.

 

Deborah Serratore