direttora…e la confusione delle 100 leggi calabresi sulla doppia preferenza al grido di “Facite ammuino!”

Pensavo fosse misoginia, pensavo fosse patriarcato, invece c’è molto di più. C’è la voglia di rimanere fermi, al vecchio, allo stantìo, alla comoda politica di sempre, in fondo cambiamento, voltare pagina, rottamare e tutti gli altri termini usati dalla politica sono solo slogan propagandistici, non la verità circa le intenzioni.
Ultimo caso la Puglia, ma la Calabria non scherza nemmeno.Anzi, rilancia, con una guerra protrattasi per due anni per far approvare un disegno di legge già presente in Consiglio, ma rinviato più volte da chi l’aveva proposto e poi bocciato dalla sua stessa coalizione di maggioranza.
Per poi passare alla Casa delle Donne di FìmminaTv che aveva già proposto ai comuni un disegno di legge di iniziativa popolare, approvata da più enti l’iniziativa è arrivata in commissione e là giace per questioni legate al passaggio tra l’ex governatore Oliverio e la nuova governatrice Santelli.
Ma le donne calabresi non ci stanno e due organizzazioni impugnano con ricorso amministrativo il decreto di indizione delle elezioni regionali dello scorso 26 gennaio 2020.
Sono entrambi pendenti, come una spada di Damocle sulle sorti della Regione. Molti i ricorsi avverso le iniziative legali (anche da parte di chi la norma l’aveva proposta). Tra chi si costituisce contro il ricorso anche chi propone una nuova norma regionale sulla doppia preferenza. E qui viene il bello, allo stato attuale insistono in consiglio una norma di iniziativa popolare già pronta per il passaggio in assemblea, la nuova proposta di un solerte consigliere che propone in pratica la stessa cosa (la mia scarsa preparazione in diritto regionale non mi consente di affermare che non si può presentare una norma quando è già presente un’altra … al massimo emendare la prima), un’altra proposta della precedente consigliera che aveva avuto l’iniziativa con Oliverio con scarso risultato. Si aggiunga che, tirato fuori dal cilindro, ecco una encomiabile vecchia proposta di iniziativa popolare, datata 2012 che, voilà!, viene portata in commissione nientedimeno che il 21 luglio 2020, ben 8 anni dopo. Forse l’avevano smarrita!
Insomma, se non è vecchia politica questa! Ed è proprio qui che si snoda la matassa della norma sulla doppia preferenza di genere, non può essere casuale che in tutte le regioni o nella maggior parte di esse, sia stata portata avanti una strategia di ostruzionismo e vecchio, vecchissimo modo di fare politica. Non è solo una questione di genere, è una questione di innovazione della politica, di nuova linfa, nuove teste, nuovi modi che destabilizzerebbero il modus stantìo, lo ripeto, di quello che a parole si vuole cambiare ma nella sostanza rimane come la brama di non mollare. Non mollare la poltrona, il potere, la gestione degli affari e di anche una piccolissima fetta di tutto questo. Forse davvero facciamo paura noi donne, forse davvero possiamo cambiare le cose, la stessa politica, se vogliamo.

La Casa delle Donne chiede, quindi, che per risolvere l’imbarazzante baillame di proposte, le stesse vengano, tutte, accorpate in un testo che esca dalla Commissione nel più breve tempo possibile o, come da regolamento statutario regionale, entro 90 giorni dalla proposta più vecchia, attendendo in Boccia quanto già richiesto da tempo e ottenuto dai pugliesi, il commissariamento.

 

La Direttora

Raffaella Rinaldis