Il Corecom Calabria porta l’educazione affettiva nelle scuole: contro la solitudine dei giovani, servono relazioni autentiche.
La vera emergenza non è tecnologica, né scolastica, ma una profonda solitudine che i ragazzi vivono ogni giorno tra le mura di casa. Gli adulti hanno ormai paura di educare e diventano complici di un percorso che ormai non dà punti di riferimento ai giovanissimi.
Una sensazione di inadeguatezza rispetto a ciò che i ragazzi cercano, fa sì che prenda il sopravvento il silenzio nei rapporti tra figli e genitori.
Il Corecom Calabria lancia un segnale forte: da oggi l’educazione affettiva entra nelle scuole della regione. Un progetto che mira a restituire centralità ai legami, all’ascolto, alla capacità di riconoscere ed esprimere le emozioni. Perché non si può continuare a ignorare ciò che le neuropsichiatrie infantili segnalano da anni: un aumento preoccupante di casi di disagio psichico, dipendenze, atti di violenza e solitudine estrema.
“Non è il cellulare il nemico”, si legge nel comunicato, “ma la solitudine che quel cellulare spesso cerca di colmare. Quando mancano ascolto, regole, confronto e affetto, ogni tecnologia può trasformarsi in rifugio o in trappola”. Un analfabetismo affettivo che domina la società attuale.
Prova tangibile è il caso di un ragazzo arrivato in ospedale in crisi d’astinenza dopo che i genitori gli hanno tolto il cellulare. I sintomi sono come quelli della tossicodipendenza; rabbia, smarrimento, paura. Questa problematica prepara il terreno a malattie quali depressione, ansia ecc che portano in casi estremi a tentativi di suicidio, oltre a fare strada a bullismo e cyberbullismo.
L’ iniziativa mira a prevenire queste complessità, oltre a voler educare i ragazzi a riconoscere e gestire le emozioni, essere più consapevoli della loro vita e imparare a costruire relazioni sane. Nonostante ciò, questo progetto non è stato ben accolto da tutti perché molti dei genitori credono che vada a toccare corde troppo delicate dei rapporti tra loro e i figli mettendo a nudo ciò che davvero è il problema, il dialogo.
Perciò mentre all’ interno delle famiglie si preferisce giustificare accadimenti ingiustificabili come figli che uccidono, stuprano, si perdono tra i giochi d’azzardo e le pagine più nere del web alimentando la cultura della negazione e della complicità silenziosa, si costruisce una generazione che ha perso il diritto di sbagliare e quando lo fa viene protetta da chi dovrebbe invece accompagnarli e guidarli per la giusta strada.
A questi dubbi il Corecom risponde: “Cosa c’è di più importante, oggi, che insegnare ai nostri figli ad amare senza violenza, a rispettare se stessi e gli altri, a dare un nome alla rabbia, alla paura, al desiderio? La responsabilità educativa non può essere delegata interamente alla scuola, ma è proprio nelle aule che possiamo iniziare a costruire una cultura diversa, fatta di rispetto, empatia e dialogo.”
Per questo il Corecom ha deciso di non tacere più, di portare l’educazione affettiva nelle scuole essendo di fronte ad un’emergenza storica di violenza e lacerazione dei tessuti sociali che porta violenza e solitudine.
Così conclude il Corecom Calabria: «chi fugge davanti al conflitto, chi giustifica invece di educare si assume la responsabilità di ogni dolore, di ogni solitudine, di ogni tragedia che poteva essere evitata.
Ma la speranza, ancora, esiste: è nei tanti genitori che scelgono di esserci davvero, nei docenti che ogni giorno resistono al disincanto, nei ragazzi che hanno il coraggio di chiedere ascolto. A loro va il nostro impegno e la nostra voce.»
Jessica Malagreca