Una barchetta di carta è fragile, basta un soffio di vento o una goccia d’acqua per farla affondare. Eppure proprio in quella fragilità sta la sua forza: capace di attraversare simbolicamente il Mediterraneo, di unire luoghi lontani, di parlare a chi soffre senza voce. È questo il gesto che Palmi si prepara a compiere giovedì 11 settembre alle ore 17.30 in piazza Amendola, quando bambini e adulti lasceranno galleggiare nella fontana delle palme le loro piccole imbarcazioni, come segno di vicinanza al popolo palestinese.
L’iniziativa, promossa dall’associazione La Coperta della Memoria Palmi/Piana di Gioia Tauro, si svolgerà nello stesso vento che accompagna la Global Sumud Flotilla, il convoglio civile internazionale partito per portare aiuti umanitari a Gaza. Le sue navi affrontano mari agitati, ritardi e ostacoli tecnici, ma continuano a navigare: esattamente come le barchette di carta, leggere e fragili, che a Palmi diventeranno segni di resistenza e di speranza.
Ogni barchetta deposta nella fontana sarà la traduzione concreta di un messaggio semplice: “Dite al popolo palestinese che stiamo arrivando… vicini nello stesso vento”. Un gesto piccolo, quasi infantile, ma in grado di raccontare un impegno collettivo, di trasformare la memoria in azione.
Accanto alle barchette di carta che galleggeranno nella fontana, i bambini realizzeranno anche una barca più grande, disegnata e colorata insieme. A fine evento sarà donata all’attivista palmese Enzo Infantino, che la porterà con sé in un campo profughi in Libano. Sarà il proseguimento ideale del viaggio iniziato a Palmi: un simbolo fragile, eppure capace di andare lontano, di attraversare confini, di portare speranza dove c’è più bisogno.
La Coperta della Memoria, nata per restituire dignità ai migranti morti nel Mediterraneo e ai braccianti sfruttati nella Piana, intreccia da anni fili, storie e voci dimenticate. Con questa iniziativa rinnova il suo impegno: ricordare significa agire, cucire significa resistere, una barchetta di carta può diventare più forte di qualsiasi muro.
La Global Sumud Flotilla è un convoglio marittimo civile in corso di svolgimento — il più grande mai organizzato — composto da oltre 50 imbarcazioni e migliaia di partecipanti provenienti da 44 paesi, con primi convogli salpati da Genova (30 agosto), Barcellona (31 agosto), seguiti da Tunisi, Catania (7 settembre) e dall’isola greca di Syros (8 settembre), e arrivo stimato per metà settembre .
Cinque delle imbarcazioni più piccole sono dovute ritornare a causa del meteo avverso; altre hanno subito guasti tecnici, ma il convoglio prosegue: lo scalo in Sicilia, gli aiuti trasportati dall’associazione Emergency a bordo di “Life Support” e la sosta per aggregare nuovi mezzi a Tunisi sono tappe concrete della missione .
Il viaggio della Flotilla non è privo di tensione. Alcuni attivisti riferiscono che le imbarcazioni sono state sorvolate da droni di sorveglianza, e il governo israeliano ha fatto arrivate minacce, arrivando a definire i partecipanti “terroristi”, con la possibilità di detenzione in carceri di massima sicurezza invece di una deportazione standard .
La solidarietà cresce anche nella dimensione pubblica: migliaia di persone hanno manifestato a Istanbul in sostegno alla Flotilla , mentre molti attivisti a bordo raccontano che convivono speranza e apprensione durante la traversata .
A bordo si intrecciano storie e volti conosciuti: Greta Thunberg, Ada Colau, Liam Cunningham e tanti altri hanno scelto di navigare, portando con sé una dichiarazione forte: agire non è un atto ostile, ma la forma più alta di cura e testimonianza.
Un’imbarcazione della Global Sumud Flotilla è stata colpita da un probabile drone in acque tunisine. Il “Family Boat”, nave portoghese che trasportava membri del comitato direttivo – tra cui Greta Thunberg – ha subito danni da incendio al ponte principale e ai depositi sottocoperta, ma tutti e sei i presenti sono rimasti illesi .
L’organizzazione ha condannato l’atto come un tentativo di intimidazione, e ha confermato che la missione continuerà con determinazione . Tuttavia, le autorità tunisine hanno negato l’attacco esterno, asserendo che l’incendio sarebbe avvenuto per cause interne.
Tornando a Palmi: giovedì 11 settembre, nelle mani fragili dei partecipanti, la barchetta di carta diventa gesto potente, simbolo che la fragilità non è debolezza, ma possibilità di trasformazione. Il vento gonfierà quelle vele sottili e leggere come la speranza, mentre il mare — con tutta la sua forza — non potrà spegnere il messaggio. I diritti devono essere per tutti, e il cuore della Piana lo dirà ancora una volta, con una barchetta in mano.
Deborah Serratore