A Palmi, la mostra “Com’eri vestita?” dà forma al dolore e restituisce parola alle vittime. Perché il silenzio non sia più una risposta.
“Se solo fosse così semplice. Se solo potessimo mettere fine allo stupro semplicemente cambiandoci d’abito.”
Non è una provocazione, è una constatazione amara quella che Mary Simmerling affida ai suoi versi. Una verità che graffia, che ritorna ogni volta che si chiede a una donna “com’eri vestita?” dopo una violenza. Come se bastasse un vestito a spiegare un trauma. Come se la colpa potesse essere inchiodata a una stoffa.
A Palmi, questi versi diventano oggetti, testimonianze, materia viva. Lo spazio che li accoglie è la Pinacoteca “Leonida e Albertina Repaci”, all’interno della Casa della Cultura “Leonida Repaci”, dove dal 24 al 30 maggio 2025 è allestita la mostra “Com’eri vestita?”, a cura del Comitato Pari Opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Palmi, guidato dall’avvocata Clara Tripodi.
Una maglietta bianca infilata in una gonna di jeans, una tuta da ginnastica, un tailleur grigio da ufficio, una divisa scolastica, una camicia a fiori. Abiti normali, che non dovrebbero avere bisogno di spiegazioni. E invece, a fianco, le storie:
Una ragazza aggredita dopo aver accettato un passaggio in auto; una donna violentata mentre rientrava a casa; una madre uccisa mentre lavorava in un centro di salute mentale; una bambina abusata da un familiare. Nessuno di quei vestiti ha protetto, nessuno ha provocato: sono solo abiti, come quelli che indossiamo ogni giorno.
> “Vogliamo far riflettere – dichiara Clara Tripodi – sul fenomeno della vittimizzazione secondaria, che trasforma chi ha subito violenza in imputato. È una forma di abuso più sottile, ma altrettanto devastante. Solo abbattendo questi stereotipi si può ricostruire una cultura del rispetto e della giustizia.”
L’inaugurazione della mostra si è tenuta sabato 24 maggio alle ore 9:30, nell’ambito della cerimonia di apertura del MUAD – Museo dell’Avvocatura e del Diritto, e sarà seguita, dalla declamazione dei versi della poesia a cura dell’attrice Lilli Sgrò. Un momento di parola pubblica che si contrappone al silenzio e alla rimozione culturale.
A partecipare attivamente all’iniziativa saranno anche le classi terze dell’Istituto di Istruzione Superiore “Nicola Pizi” di Palmi, Scuola Secondaria di Secondo Grado, che prenderanno parte al percorso espositivo contribuendo a renderlo esperienza formativa e occasione di confronto tra generazioni.
Il progetto itinerante è nato negli Stati Uniti nel 2013 e replicato in numerose città mondiali. “Questa mostra viene da lontano, dall’Università del Kansas, e ha fatto il giro del mondo per smontare pregiudizi radicati – ha dichiarato Clara Tripodi. “Com’eri vestita” arriva con un’estrema discrezione, come un grido soffocato che commuove chi si addentra nelle storie che gli abiti raccontano. La mostra è giunta a Palmi grazie alla sinergia tra istituzioni e realtà associative: Comune di Palmi, Temptation Gallery, Consulta Giovanile Palmi, University of Kansas School of Social Welfare, Libere Sinergie, Sudestdonne.
L’esposizione sarà aperta al pubblico dal 26 al 30 maggio, ogni mattina dalle 9:30 alle 12:30, con ingresso libero. È un invito rivolto a tutti, e in particolare alle nuove generazioni, a smettere di chiedere “com’eri vestita?”, e a iniziare a domandarsi cosa consenta ancora oggi che la violenza si ripeta.
“La domanda ‘Com’eri vestita?’” -ha concluso Clara Tripodi- non dovrebbe interessare a nessuno: la vittima non è mai colpevole. La vera rivoluzione è culturale: bisogna educare, scardinare stereotipi, e costruire un futuro libero dalla violenza.”
Perché nessun tessuto giustifica. Nessun dettaglio protegge. Nessuna domanda, così posta, consola.
E se bastasse cambiarsi d’abito, lo avremmo già fatto tutte.
Deborah Serratore