Dalla Sarajevo assediata al Tigray, dallo Yemen a Mariupol: la storia insegna che i corridoi umanitari salvano vite solo quando sono reali, protetti e verificabili
La Global Sumud Flotilla è salpata con uno scopo dichiarato e inequivocabile: creare un corridoio umanitario solido, stabile e monitorato verso Gaza. Non un gesto simbolico, ma il tentativo di aprire una rotta che diventi quotidiana, sicura, ripetibile (AP: https://apnews.com/article/gaza-flotilla-international-maritime-law-7c0b4c31e46e17119accb62d7b6933f3; Al Jazeera: https://www.aljazeera.com/news/2025/10/1/israel-intercepts-gaza-sumud-flotilla-vessels-what-we-know-so-far; GSF: https://globalsumudflotilla.org/; ONU: https://www.un.org/unispal/document/joint-statement-issued-by-16-countries-on-the-safety-of-the-global-sumud-flotilla-non-un-document/).
Un corridoio umanitario, spiega il Comitato Internazionale della Croce Rossa, è un accordo tecnico che permette il passaggio sicuro di aiuti e civili, entro limiti di tempo e spazio precisi (ICRC: https://www.icrc.org/en/document/how-humanitarian-corridors-work). Il Norwegian Refugee Council aggiunge che non basta nominarlo: deve essere concordato, scortato, verificato (NRC: https://www.nrc.no/globalassets/pdf/reports/protection-of-civilians-and-access/nrc-corridors-explainer.pdf).
A Gaza la sua assenza pesa. La chiusura del valico di Zikim a settembre 2025 ha bloccato metà delle consegne alimentari del WFP e negato l’accesso a zone dove la carestia è conclamata (OCHA: https://www.ochaopt.org/content/gaza-humanitarian-response-update-31-august-13-september-2025; Reuters: https://www.reuters.com/world/middle-east/israels-closure-crossing-gazas-famine-struck-north-prompts-aid-group-warning-2025-09-17/). Convogli saccheggiati, magazzini vuoti, ospedali senza carburante: senza corridoio, l’accesso resta episodico e caotico.
Il mare non ha fatto meglio. Il corridoio da Cipro e il molo statunitense hanno provato a integrare i valichi, ma sospensioni dovute a tempeste, guasti e problemi di sicurezza hanno mostrato i limiti di una rotta che non risolve il “last mile” sulla terra (UE: https://enlargement.ec.europa.eu/news/joint-statement-ec-cyprus-uae-us-and-uk-endorsing-activation-maritime-corridor-deliver-humanitarian-2024-03-08_en; Reuters: https://www.reuters.com/world/middle-east/us-military-pier-operations-suspended-after-piece-breaks-off-2024-05-28/).
La Global Sumud Flotilla, intercettata in alto mare e fermata con arresti e proteste internazionali, ha riportato in primo piano la parola chiave: corridoio (Reuters: https://www.reuters.com/world/europe/israel-stops-13-gaza-aid-boats-organisers-say-sparking-international-criticism-2025-10-02/; The Guardian live: https://www.theguardian.com/world/live/2025/oct/01/israel-gaza-aid-global-sumud-flotilla-middle-east-crisis-latest-updates).
La storia dimostra che quando un corridoio esiste davvero, salva vite. A Sarajevo, fra il 1992 e il 1995, il ponte aereo dell’UNHCR portò quasi un milione di tonnellate di aiuti a una città assediata (UNHCR: https://www.unhcr.org/us/news/briefing-notes/looking-back-siege-sarajevo-20-years-after). In Yemen, l’Accordo di Stoccolma del 2018 aprì varchi attorno a Hudaydah e Taiz (ASIL: https://www.asil.org/insights/volume/23/issue/5/yemen-and-stockholm-agreement-background-context-and-significance). In Tigray, la tregua del 2022 garantì mesi di accesso, finché non venne infranta (UNOCHA: https://www.unocha.org/publications/report/ethiopia/ethiopia-humanitarian-access-snapshot-july-december-2022). E a Mariupol, nel 2022, il fallimento di corridoi annunciati ma mai rispettati mostrò quanto la loro mancanza possa costare ai civili (ICRC: https://www.icrc.org/en/document/ukraine-mariupol-civilians-must-be-allowed-leave-safely-whatever-they-agreed).
Oggi, a Gaza, parlare di corridoio significa stabilire orari certi, più valichi aperti, scorte neutrali, hub di scarico protetti, distribuzioni tracciate, carburante garantito, un monitoraggio indipendente. Non è la pace, ma il minimo indispensabile per impedire che la fame e la sete diventino armi di guerra. La flottiglia lo ha ricordato al mondo: il corridoio non è un sogno, è un dovere.
Deborah Serratore