A Palmi la presentazione di Vite imperfette di Anna Maria Deodato
La Sala Consiliare “D.A. Cardone” di Palmi ha ospitato la presentazione di Vite imperfette, la nuova raccolta di racconti e poesie di Anna Maria Deodato pubblicata da Graus Edizioni.
L’evento, promosso da Fidapa Piana di Palmi, Calabria Condivisa e Mondadori Point Palmi con il patrocinio del Comune, ha offerto al pubblico un incontro ricco di contenuti e riflessioni.
Dopo i saluti del sindaco Giuseppe Ranuccio e gli interventi di Francesca Frachea, Francesco Liotti ed Emanuela Gioffrè, il dialogo tra l’autrice e la prof.ssa e attrice teatrale Lilli Sgrò ha guidato i presenti attraverso la trama emotiva del volume: l’imperfezione come elemento che accomuna, come spazio in cui l’essere umano si rivela nella sua verità.
Assente per motivi di salute Enza Versace, prevista tra le lettrici, la sua mancanza è stata accolta con calore dal pubblico; le letture sono state curate dall’autrice e da Sgrò.
Anna Maria Deodato, docente di Economia Aziendale e consulente aziendale, vive a Palmi ed è laureata in Economia e Commercio all’Università di Messina. Da anni affianca alla professione una solida attività letteraria che le è valsa oltre 300 riconoscimenti nazionali e internazionali e il Diploma Honoris Causa in Arte e Cultura dell’Istituto Superiore di Lettere, Arti e Scienze del Mediterraneo di Palermo.
Ha pubblicato Donne oltre il buio (2017), Oltre le righe (2020), Le Avventure di Balù (2021, con Gaetano Catalanì), Fili interrotti (2022) e Vite imperfette (2025).
Nelle sue opere esplora con sensibilità temi sociali e fragilità emotive, con uno stile limpido e diretto che mette al centro l’imperfezione come verità umana.
Al centro della presentazione, Vite imperfette si è rivelato un libro che attraversa molte sfumature della fragilità. Il racconto di Giovanna ha riportato al centro la violenza domestica, svelando il meccanismo emotivo che spesso precede il femminicidio: colpa, dipendenza, speranza mal riposta. La vicenda di Sara ha aperto uno sguardo lucido sull’adolescenza più vulnerabile, tra disturbi alimentari, bullismo e autolesionismo, richiamando l’importanza di un’educazione emotiva diffusa e del ruolo osservativo della scuola.
La storia di Sandra ha mostrato invece la solitudine della “quarta età”, quella fase della vita in cui fragilità fisica ed economicità ridisegnano equilibri familiari e relazionali, fino a generare isolamento. In altri racconti, la depressione appare come una presenza silenziosa ma incisiva, un’ombra che richiede ascolto e competenza, non giudizio.
Il finale dell’incontro è stato dedicato al percorso interiore di Lucia, protagonista de La melodia della vita, giovane cantante che attraversa la paura del giudizio e la perdita di fiducia in sé stessa, per poi ritrovarsi grazie ai gesti di chi le resta vicino. La poesia Fragili, letta in chiusura, ha restituito il senso più intimo del libro: riconoscersi imperfetti non significa arrendersi, ma dare un nome a ciò che ci abita.
A completare il quadro dell’evento, l’opera Madre dell’artista Cam Ceramiche, Chiara Montebianco Abenavoli, dedicata alla compianta mamma di Chiara, Patrizia Napoli. L’artista ha raccontato la genesi dell’opera con parole che hanno toccato il pubblico:
«In quei giorni la malattia era un’ombra implacabile. Plasmare l’argilla è diventato un gesto di cura, quasi un intervento delicato sull’anima. Madre non parla della ferita, ma della trasformazione che ne è seguita: un atto d’amore che ha trovato forma.»
Nel corso della serata, il folto pubblico è rimasto visibilmente emozionato dalle tematiche affrontate, dalla straordinaria chiarezza della scrittura dell’autrice, dalla lucidità con cui il libro attraversa le zone più delicate dell’esistenza, dalla sincerità con cui le restituisce: toccanti inoltre, le interpretazioni delle vibranti letture di Lilli Sgrò.
Vite imperfette ha ricordato che l’imperfezione non è una mancanza, ma una rivelazione: mostra quanto movimento esista anche nelle esistenze rotte, quanta vita scorra nelle crepe, quanta verità abiti nell’emozione che ci attraversa. Una consapevolezza che ha unito la sala in un’unica, silenziosa riflessione.
Deborah Serratore






