«Gli uomini non cambiano». La frase resa celebre da Mia Martini torna utile per leggere una dinamica ricorrente: modi cortesi, tono pacato, ma tempi imposti e confini aggirati, spesso già al primo incontro. La discrepanza è tra la forma (la cortesia di facciata) e la sostanza (il gesto non concordato).
Il quadro empirico è coerente su più fonti. Pew Research Center (2023) mostra che tra chi ha usato siti o app di dating negli USA, il 48% ha vissuto almeno uno fra quattro comportamenti indesiderati (messaggi sessuali non richiesti, contatti insistenti dopo un rifiuto, insulti, minacce). Tra le donne under 50 le quote sono più alte: 56% ha ricevuto contenuti sessuali non richiesti; 43% ha subito contatti insistenti dopo un no; 11% minacce fisiche.
Sul versante britannico, il sondaggio UN Women UK/YouGov (2021) documenta una prevalenza altissima di molestie nei luoghi pubblici: 97% delle donne 18–24 anni e circa l’80% delle donne di tutte le età riferiscono esperienze di molestie in spazi pubblici nel corso della vita. Non è un indice “di costume”: è un fenomeno sistemico.
Sempre nel Regno Unito, analisi YouGov e sintesi successive evidenziano che oltre un terzo delle donne ha subito contatti sessuali indesiderati in pubblico (groping, toccamenti), con stime più recenti che parlano anche del 43%; non è un dato specifico “sul primo appuntamento”, ma indica il perimetro di rischio entro cui si muovono i primi incontri.
In parallelo, le piattaforme registrano una domanda di gradualità. I report tendenze di Bumble (indagini su ~10.000 utenti globali) descrivono lo “slow dating” come direttrice in crescita e un sentiment più selettivo e riflessivo verso gli incontri; nel 2023, ad esempio, il 70% degli intervistati dichiarava ottimismo per l’anno successivo e maggiore chiarezza su ciò che desidera. Non è una soluzione al problema, ma segnala che la richiesta sociale di tempi lenti esiste.
Dentro questo contesto statistico entrano poi i fatti concreti delle testimonianze: gesti presentati come “affettuosi” che, in realtà, aggirano il consenso. In alcuni casi il comportamento è netto e non equivocabile: inserire le dita nella vagina senza un sì esplicito, anche durante il ciclo mestruale. È una condotta che in Italia rientra nella nozione di violenza sessuale (art. 609-bis c.p.), a prescindere dal tono gentile o dalla cornice del primo appuntamento. Il consenso non è inferibile dall’“atmosfera”: va accertato.
La lezione che emerge dai dati è duplice. Da un lato, persistono comportamenti invasivi nel dating, online e offline; dall’altro, cresce una domanda di lentezza e chiarezza sui tempi dell’intimità. Finché questo scarto rimane, «gli uomini non cambiano» funziona meno come fatalismo e più come diagnosi: non basta il garbo formale, serve rispetto sostanziale del tempo e della volontà dell’altra persona.
Deborah Serratore


