PALMI – Ci sono tradizioni che sopravvivono al tempo e altre che si dissolvono, come luci spente di un passato che nessuno ha saputo proteggere. Senza sconzu. Carri votivi e culti dallo Stretto alla Piana di Gioia Tauro (Officine Editoriali da Cleto), l’ultimo libro dello storico Domenico De Luca, è la storia di entrambe: della Varia di Palmi, ancora viva, e delle sue sorelle della Piana, oggi scomparse. La loro sparizione diventa un monito, un manuale di sopravvivenza culturale per chi voglia capire come si custodisce – davvero – la propria identità.
Ieri sera, la Pinacoteca “Leonida e Albertina Repaci” era gremita. Tantissimi hanno voluto esserci per ascoltare le parole dell’autore e dei relatori, in una serata densa di emozione e partecipazione, promossa dal Rotaract Club di Palmi. Con De Luca hanno dialogato Don Letterio Festa, Eugenio Crea, Marco Marchese ed Eliana Ciappina, moderatrice dell’incontro.
In apertura, il dott. Stefano Ierace, dirigente dell’Area 8 del Comune di Palmi, ha ricordato l’impegno dell’autore anche come volontario della Casa della Cultura:
«Domenico è una presenza preziosa per la città, una persona di garanzia. Il suo lavoro entrerà nella nostra biblioteca, e ci impegneremo a promuoverlo: sostenere giovani autori ed editori come lui è fondamentale, perché oggi sono davvero una rarità».
Fin dalle prime battute, Eliana Ciappina ha messo a fuoco il senso del volume: «Il libro esplora le radici comuni di un patrimonio condiviso tra territori simili, concentrandosi sulle vare, in particolare quelle meno note, come espressione di una matrice culturale che unisce Messina, Palmi, Seminara, Rosarno, Polistena e altri centri affini».
Don Letterio Festa, prefatore del libro, ha definito Senza sconzu “uno studio sistematico e rigoroso sui culti votivi e sulle feste scomparse della Piana”. Ma non solo: «Domenico – ha detto – ha riaperto una stanza rimasta chiusa per troppo tempo, illuminandola con metodo e passione. Il suo lavoro non è solo una ricerca storica, ma un atto di responsabilità collettiva. Ci ricorda che la storia si conserva soltanto se la si conosce, e che la Varia vive perché qualcuno non ha smesso di raccontarla».
Eugenio Crea, presidente 2023 dell’associazione Mbuttaturi della Varia, ha colto la stessa eredità nel linguaggio accessibile del libro:
«È un testo che scorre, che si legge con piacere e che restituisce significato a ogni gesto della Varia. Un libro che parla a tutti, anche a chi non è un esperto, perché la cultura – se non si divulga – muore. La sparizione delle altre Vare della Piana deve insegnarci qualcosa: la tradizione sopravvive solo se diventa consapevolezza. Ogni centimetro della Varia ha un senso, e capirlo è l’unico modo per proteggerla».
Domenico De Luca ha raccontato la genesi della ricerca come una forma di devozione civile:
«Quando si parla a Palmi di Varia si toccano corde profonde. Questo lavoro nasce dal desiderio di capire perché le nostre sorelle di Seminara, Rosarno e Polistena siano scomparse. È stato un viaggio lungo due anni, tra fonti, archivi e voci popolari. E quello che emerge è chiaro: la Varia vive perché è diventata parte del nostro DNA, ma non dobbiamo mai dare per scontato che resti così. La sparizione delle altre deve insegnarci a non abbassare la guardia».
Nel libro, De Luca distingue tra carri votivi e carri scenici, ripercorrendo la storia delle “macchine teatrali” nate per rendere visibile il divino. «La Varia – ha spiegato – è la rappresentazione dell’Assunzione, un’opera di fede e di ingegno che ha saputo attraversare i secoli. Ma non basta celebrarla: bisogna comprenderla, perché solo la conoscenza può salvarla dal destino delle sue sorelle».
Marco Marchese, editore di Officine Editoriali da Cleto, ha chiuso la serata con parole che hanno dato respiro al senso profondo dell’incontro:
«Leggendo questo libro ci si accorge che molte cose non le sapevamo nemmeno su noi stessi. Senza sconzu è un investimento nella conoscenza: riscopre il passato per riflettere sul futuro. In Calabria pubblicare libri è una forma di resistenza, ma anche un atto d’amore. La nostra missione è seminare cultura, perché solo la cultura può davvero salvare ciò che siamo».
Il calore del pubblico nei confronti di De Luca e dell’argomento trattato ha suggellato un incontro che ha avuto il sapore della consapevolezza collettiva.
La storia della Varia e delle sue sorelle scomparse è un avvertimento: nulla è eterno se non la memoria di chi sceglie di mantenerla viva.
Senza sconzu, seconda opera di Domenico De Luca dopo La Tosse della Terra, prosegue il suo percorso di ricerca con un intento pedagogico profondo: riscoprire il passato per imparare a custodire il futuro.
Deborah Serratore





