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Tra qualche giorno inizierà la scuola e i giovani calabresi, come le loro autorità scolastiche, dovranno affrontare nuove ed importanti sfide. In questi giorni, in tutta Italia, si stanno susseguendo riunioni nelle Prefetture di competenza tra autorità scolastiche e forze dell’ordine in applicazione della circolare del Viminale in materia di contrasto alla criminalità organizzata, allo spaccio di stupefacenti e al bullismo.
Un’azione che vede in prima linea e di fronte alle scuole le forze di polizia, ma che forse, per essere meno stigmatizzante e più inclusiva, avrebbe dovuto includere un maggiore coinvolgimento delle organizzazioni del terzo settore che nei nostri territori operano costantemente nel contrasto alle criminalità. Ad esempio si sarebbe potuto pensare a diffondere il modello della comunità  educante che permette a scuole e comuni, proprio con l’aiuto delle associazioni dedicate ai giovani, di contrastare la dispersione scolastica e utilizzare un approccio inclusivo nei confronti dei ragazzi a rischio esclusione sociale e che ha trovato, negli anni passati, grande applicazione in aree difficili come la locride, lo stesso territorio che quest’anno si troverà in difficoltà ancora maggiori rispetto agli anni precedenti.
Sarebbe, infatti, interessante capire se durante il recente incontro sul tema della scuola e della sicurezza tenuto presso la Prefettura di Reggio Calabria, qualcuno tra le autorità comunali della Città Metropolitana e le autorità scolastiche, o tra gli esponenti politici, tecnici e istituzionali del territorio nelle varie tavole rotonde che si sono realizzate nelle ultime settimane, si è ricordato di porre il problema del futuro quotidiano dei giovani che dovranno oltrepassare l’ormai famoso ponte Allaro di Caulonia per andare a scuola. Ad oggi, infatti, i pullman di linea non attraversano un ponte che da ormai tre anni (non tre giorni o tre mesi), non ha visto una soluzione o un’alternativa neanche periodica per evitare i danni che ogni giorno si aggravano su quel tratto di strada e che hanno portato la chiusura al traffico a tutti i mezzi pesanti con le relative conseguenze per il sistema economico della già povera locride. Quale sacrificio sarà ora richiesto agli studenti di Stilo, Pazzano, Bivongi, Monasterace, Riace, Camini e degli altri comuni limitrofi? Come faranno a rientrare tra i loro banchi di scuola? Sono anche loro, “in brazz’a Maria” come ha detto un giornalista calabrese in Tv qualche mese fa?
Ancora, ci saranno novità per gli studenti che per frequentare l’alberghiero di Locri, si troveranno anche quest’anno in aule “di fortuna” e senza la possibilità di partecipare ad attività laboratoriali, in seguito alle azioni criminali segnalate dall’ operazione  EuroScuola?
E si potrebbe continuare a lungo, chiedendo una più capillare attivazione delle mense scolastiche, al fine di agevolare il tempo pieno con tutte le conseguenze positive del caso, o indagando sull’ attivazione dei corsi professionali finalizzati a ridurre l’abbandono scolastico per i quali da oltre 13 mesi si sta attendendo la valutazione del bando regionale bloccato senza nessuna motivazione, o, infine, chiedendo l’organizzazione di corse pomeridiani che servano gli studenti delle aree più interne, e di quelle più a rischio, per agevolare la partecipazione degli studenti che vi vivono alle attività pomeridiane.
Occorrerebbe, ricordare a tutti l’importanza della valorizzazione dei nostri giovani oggi, non domani, e che il contrasto alla povertà educativa, alla dispersione scolastica e al rischio esclusione sociale, si dovrebbe combattere ogni giorno riducendo le difficoltà principalmente per gli studenti che vivono nelle aree più periferiche, per non correre il rischio che la scuola, come diceva Don Milani, diventi «un ospedale che cura i sani e respinge i malati».