alessia bausone

La denuncia arriva direttamente dal palco dell’iniziativa “Le donne tra voto e realtà” promossa dall’onorevole Silvia Fregolent, responsabile del dipartimento pari opportunità del PD nazionale e da Titti di Salvo, responsabile del dipartimento mamme.

Un evento importante sull’analisi del voto di genere nell’ultima tornata elettorale e sulle prospettive della rappresentanza politica femminile che ha visto presenti le ministre Anna Finocchiaro e Valeria Fedeli, l’onorevole Valeria Valente e Simona Flavia Malpezzi, la senatrice Anna Maria Parente. Sono intervenute la vicepresidente del PD Barbara Pollastrini,  l’onorevole Lucia Annibali e Lisa Noja, l’europarlamentare Pina Picierno e la leader di “Towanda Dem” Francesca Puglisi.

Alessia Bausone, giurista e attivista democrat per i diritti civili, salendo sul palco ha subito portato solidarietà: “ai dipendenti del Partito Democratico nazionale in cassa integrazione e a rischio licenziamento”, continuando dicendo: “molti anni sono passati da quel decreto legislativo luogotenenziale del governo Bonomi, il 23 del 45, tanto voluto da De Gasperi e da Togliatti, che ci riconobbe il diritto al voto e dal decreto dell’anno successivo, il 74 del 46 che ci consentì, invece, di essere direttamente parte delle competizioni elettorali”.

Ha continuato la Bausone: “Una delle maggiori sfide odierne riguardo alla rappresentanza politica femminile riguarda la nostra presenza nei consigli regionali, ancora molto scarsa e spesso ostracizzata. La percentuale di donne elette fino al 2012 è stata irrisoria e nel 2016 era il 18% del totale. La riforma più incisiva porta il nome di Pina Maturani ed è la legge 20 del 2016 che obbliga le Regioni a sanare lo squilibrio palese nei consigli regionali introducendo la doppia preferenza di genere e le quote rosa nelle liste elettorali”.

Per l’esponente PD: “La storica (e triste) sotto-rappresentanza delle donne nelle assemblee regionali, dovuta a fattori culturali, economici e sociali, ha reso necessaria l’introduzione di misure specifiche volte a dare effettività ad un principio di eguaglianza astrattamente sancito, ma non compiutamente realizzato nella prassi politica ed elettorale. Ma, nonostante oggi il quadro normativo, costituzionale e statutario delle Regioni sia complessivamente ispirato al principio fondamentale della effettiva parità tra i sessi nella rappresentanza politica, si deve rilevare che talune Regioni italiane a guida PD tra cui Piemonte, Basilicata e Calabria non abbiano adeguato la propria legislazione elettorale alla legge Maturani”.

Ed è sulla Calabria, in particolare, che la Bausone punta il dito: “la legge elettorale calabrese oggi prevede soltanto che nelle liste elettorali debbano essere presenti candidati di entrambi i sessi.
Una misura assai blanda, mutuata dalla vecchia legge elettorale della Valle d’Aosta, in cui manca completamente un preciso limite in percentuale per i candidati dello stesso sesso in lista”. Rilevando la scarsa sensibilità in sede locale, ha concluso chiedendo alle elette di farsi promotrici di “ogni attività, anche parlamentare, idonea a sollecitare i consigli regionali che si arroccano su posizioni a danno delle donne in spregio alla legge”.